La psicoterapia cognitivo comportamentale (TCC) è stata sviluppata negli anni ’60 da A.T. Beck, uno psichiatra e psicoterapeuta statunitense ed è oggi una delle terapie più diffuse in Europa e nel mondo, in quanto ha trovato negli anni la conferma scientifica nel panorama nazionale e internazionale. È una terapia strutturata (si articola secondo una struttura ben definita, benché non in maniera rigida, per assicurarne la massima efficacia), direttiva (il terapeuta istruisce il paziente e assume attivamente il ruolo di "consigliere esperto”), di breve durata (cambiamenti significativi sono attesi entro i primi sei mesi) e orientata al presente (è volta a risolvere i problemi attuali, anche se generalmente l’origine risale all’infanzia).
Quali sono gli obiettivi della terapia cognitivo comportamentale?
modificare i pensieri e le credenze distorte, le emozioni disfunzionali e i comportamenti disadattivi dell’individuoprodurre la riduzione e l’eliminazione del sintomo
apportare miglioramenti duraturi nel tempo
Può essere:
individuale
di coppia
familiare
digruppo
Su cosa si basa la terapia cognitivo-comportamentale?
La TCC si concentra sui comportamenti (da qui il termine comportamentale) e su tutto ciò che avviene nella mente della persona (da qui il termine cognitivo). Alla base, vi è il modello cognitivo, che ipotizza che le emozioni e i comportamenti delle persone vengono influenzati dalla loro percezione degli eventi. All’origine dei disturbi vi è, dunque, un modo distorto di pensare, che influenza negativamente l’umore e il comportamento. La terapia cognitivo-comportamentale aiuta la persona a identificare i propri pensieri disfunzionali, ad esempio quelli angoscianti, e a valutare quanto siano realistici. Mettendo in luce le interpretazioni errate e proponendone delle alternative - ossia, delle spiegazioni più plausibili degli eventi - si produce una diminuzione quasi immediata dei sintomi.